Teologici e scrittori del II e III secolo
Il più antico cristianesimo viveva con idee molto semplici su Cristo e il regno imminente, cioè a una riflessione sugli oggetti della fede, sulla crocifissione e sulla resurrezione.
Nel secondo secolo si incontrano i primi veri teologi: persone che collegano il cristianesimo con determinate idee e indirizzi di pensiero della filosofia greca. I più eminenti teologi della antica chiesa portano il titolo onorifico di “padri della chiesa”
Nei più antichi scrittori della Chiesa, designati dal secolo XVII come “Padri apostolici”, le preoccupazioni pratiche e pastorali predominano su quelle del pensiero; essi attestano però anche la trasformazione del cristianesimo primitivo in vecchio cattolicesimo.
L'Epistola che il vescovo di Roma Clemente scrisse alla chiesa di Corinto verso il 90, per esortarla a rispettare i suoi conduttori, non è ancora l'atto di autorità di un papa, ma tradisce già un senso tipicamente romano dell'ordine e dell'autorità gerarchica.
Le Epistole di Ignazio d'Antiochia alle chiese di Efeso, Magnesia, Tralle, Roma, Filadelfia, Smirne, e al vescovo di Smirne Policarpo, sono documenti personali di un grande valore. L'Epistola che il vescovo condannato alle belve, in viaggio per la capitale, scrive ai cristiani di quella citta, perché non cerchino di salvarlo dall'ambita corona, e un bruciante elogio del martirio, che rivela una fede cristiana associata ad una sensibilità orientale e ad una concezione ellenistica della vita nel corpo come prigionia, e della morte come liberazione e vera vita (110-115).
II Martirio di Policarpo è una lettera collettiva, in cui la Chiesa di Smirne diede la notizia a quella di Filomelio, nella Frigia, della morte gloriosa del suo vescovo nell'arena di Smirne (155 circa). Documento di una grande nobiltà, è la prima attestazione di un culto commemorativo dei martini e della venerazione delle loro reliquie.
L'Epistola di Barnaba (pseudonima) a un esemplare della esegesi allegorica che stava diffondendosi nella Chiesa.
I pochi frammenti che possediamo dell'opera di Papia, Esposizione dei detti del Signore (in cinque libri) c'informano sulla sua attesa millenaristica, rivestita di colori fantastici, e sulla sua predilezione per la tradizione orale, nei confronti della scrittura.
Il Pastore di Erma, scritto a Roma mentre il fratello dell'autore, Pio, era vescovo, si occupa del problema della «seconda penitenza». In esso il termine neotestamentario «metanoia» che significa la conversione, assume il senso di penitenza ecclesiastica, che conserva nel cattolicesimo.
Ai Padri apostolici alcuni aggiungono l'Epistola a Diogneto, di autore anonimo e data incerta, nota soprattutto per la squisita descrizione dei cristiani migranti nel mondo, "senza patria, e cittadini di tutte le patrie, presenti nel corpo sociale come I‘anima dell'uomo nel suo organismo fisico; e la sua calda descrizione, di carattere paolinico, del piano redentore di Dio, attuantesi nel momento opportuno (kairos) da Lui scelto a questo fine.