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Religione e filosofia

La religione negli ambienti filosoficamente coltivati non era così viva come negli strati inferiori della popolazione.

In maggioranza le persone colte evitavano di staccarsi esteriormente dalla religione dei padri. Però presso non pochi la critica filosofica aveva distrutto la fede negli dèi. Così, al tempo della caduta della repubblica romana, non costituiva un caso raro la completa miscredenza. Dopo Augusto seguì un mutamento; d'allora la filosofia acquistò sempre più una intonazione religiosa.

Presso Seneca, precettore di Nerone, presso il liberto Epitteto (intorno all'anno 100) e presso Marco Aurelio (imperatore dall'anno 161 all'anno 180) si trovano espressioni quasi cristiane. Il neoplatonismo del ter­zo secolo, rappresentato da Plotino Porfirio era una re­ligione di rivelazione. I filosofi dell'epoca imperiale hanno lavorato con zelo al miglioramento dei costumi; come scrit­tori, come predicatori itineranti, come educatori e consiglieri nelle case aristocratiche non pochi di essi hanno predicato con grande efficacia il controllo di sé ed uno sviluppo spi­rituale personale. Così la filosofia greca ha, per la sua parte, preparato il cristianesimo, per quanto grande potesse essere sotto alcuni aspetti il contrasto tra filosofi e cristiani. Non pochi risultati e particolarità della filosofia greca sono stati più tardi accettati dalla chiesa, per esempio l'intellettuali­smo di quella, la sua acuta critica dei miti pagani, la elaborazione scientifica dell'idea di Dio e alcuni importanti concetti dell'etica.

“Nel convergere delle varie scuole filosofiche verso posizioni reli­giose e deistiche, riveste particolare importanza l'evoluzione dello stoicismo, per opera di Panezio e Posidonio (II e I sec. a. C.). L'«anima del mondo», identificata da Zenone con il fuoco primor­diale, nel nuovo stoicismo si spiritualizza, s'identifica con il Logos platonico, e si subordina alla divinità ineffabile e insondabile che sta sorgendo, per un processo di astrazione teologica e mistica, dal sincretismo religioso: il panteismo stoico si subordina al Dio di Pla­tone, e il Logos è il mediatore tra questo Dio eccelso e il mondo delle cose finite e transitorie. Si prepara così la sintesi, tentata da Filone, tra il Logos e la Parola creatrice, ossia la Sapienza, di Dio, e la proclamazione della fede cristiana: il Logos si è fatto carne in Gesù Cristo.

Nel II secolo giunge al culmine il diffondersi delle sette gnostiche: piccoli gruppi di iniziati che si dedicano a speculazioni teosofiche e cosmologiche, muovendo da religioni orientali, e che hanno in comune l'esoterismo e alcuni aspetti dottrinali.

Elemento fondamentale della soteriologia (dottrina della salvezza) gnostica è la conoscenza (gnosi); essa, e non la fede o le opere, è l'unico mezzo di salvezza; anche nel Cristianesimo la Rivelazione è una componente fondamentale, tanto che alcuni di questi indirizzi si affermano proprio al suo interno.

L'oggetto della conoscenza salvifica è la negatività della realtà: il mondo è stato creato da un essere malvagio in opposizione a Dio e alla realtà spirituale; l'uomo è una parte di realtà spirituale imprigionata nel mondo materiale; per liberarlo, Dio manda un essere celeste a rivelare questa situazione cosmo-antropologica; acquistata la gnosi, l'uomo può comportarsi adeguatamente e, nel rifiuto del mondo, risollevarsi alla condizione divina.

Il vero Dio è invisibile, perfetto, incomprensibile e innominabile; l'idea che abbiamo è quella del demiurgo, del creatore: un essere materiale come il mondo da lui creato e blasfemo, in quanto si è proclamato Dio unico. La svalutazione della realtà materiale porta a due atteggiamenti contrapposti: da un lato un rigorismo drastico che stacca l'uomo dalla sfera sensibile e, dall'altro, a una tale indifferenza morale nei suoi confronti da rendere legittima ogni libera sfrenatezza degli istinti.