Le piaghe insanabile nel cristianesimo solo le eresie
Le “piaghe” insanabile nel cristianesimo da sempre sono state e sono le “eresie”.
Ma cosa si indenti per “eresia”? Secondo il dizionario etimologico, il significato letterale del termine “eresia” (dal gr. airesis) significa "scelta" dal verbo, scelgo. Azione dello scegliere; preferenza data tra più cose o persone a quella giudicata migliore. La scelta che determina le eresie non tiene conto del contesto del Messaggio divino, è sempre arbitraria, crea sempre divisioni, dispute, fatto condannato dalle sacre Scritture (Ro. 16:17; Ga. 5:19-21; Gd. 3).
Le caratteristiche dell’eresie si riconoscono in tutte quelle “dottrine” che sovvertono il Vangelo di Cristo, falsificando ciò che Dio ha “promesso per mezzo dei Suoi Profeti e Apostoli nelle sante Scritture che riguardano il Figlio Suo …Gesù Cristo, nostro Signore”(Ro. 1:1-5).
Le eresie sono state introdotte da Satana, il “serpente antico”, fin dalla creazione dell’uomo con lo scopo di allontanare l’uomo dal suo Creatore e attirarlo dalla sua parte. Dio rivela la Sua volontà all’uomo affinché egli viva (Ge. 2:16,17; 1Gv. 4:9), ma il maligno, “Satana, il serpente antico” cerca in tutti i modi e in tutte le maniere di distoglierlo dalla verità (Gv. 14:6) “Dio il SIGNORE ordinò all'uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai»” (Ge. 2:16,17) Il capitolo 3 della Genesi narra dove la disubbidienza alla voce di Dio ha condotto l’umanità.
La Scrittura dà la massima importanza alla sana dottrina e asserisce di fornire il contenuto adatto per conoscere tale dottrina. Essa è esplicita nel condannare tutto ciò che è falso; mette in guardia contro la “dottrina dei Farisei” (Mt. 16:12), contro “quelli che insegnano dottrine che sono precetti di uomini” (Mt. 15:9; Mr. 7:7), contro “la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore”(Ef. 4:13,14) contro “le dottrine di uomini” (Cl. 2:22), contro “le dottrine dei demoni” (1Ti. 4:1), contro le “cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture” (2Pi. 3:16). La Parola di Dio asserisce che “Le cose occulte appartengono al SIGNORE nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge” (De. 29:28)
Tali dottrine Gesù le definì di labbra (Mt. 15:8); vane (Mt. 15:9; Mr. 7:7); ipocrite (Mr. 7:6); gli Apostoli definiscono coloro che insegnano tali dottrine falsi fratelli (Ga. 2:4; 2Co. 11:26; falsi apostoli (2Co. 11:13); falsi dottori (2Pi 2:1; lupi rapaci (Mt. 7:15); gente che serve il proprio ventre (Ro. 16:18); gente sensuale che non ha lo Spirito e che provocano divisioni (Gd. 18,19)gente da tener d’occhio (Ro. 16:17); gente che altera la “fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre” (Gd. 3)
Molte eresie hanno contrastato e contrastano il cristianesimo, nel passato e al presente. Nel passato per combattere tali eresie venivano convocati dei Concili, con l’intendo di conciliare le divergenze di opinione.
Il Primo Concilio si tenne a Nicea (325 d. C.) e fu convocato dall'imperatore Costantino I, a motivo delle tensioni prodotte dall'eresia ariana che negava la divinità di Cristo; il Concilio segui Atanasio nell'affermare la piena divinità di Cristo.
Il Secondo Concilio fu convocato a Costantinopoli (381 d. C.) principalmente per riaffermare la confessione di fede di Nicea come base dell'unità.
Il Terzo Concilio fu convocato a Efeso (431 d. C.), per esaminare l'eresia dei nestoriani, accusati di scindere in modo troppo netto la natura umana da quella divina nella Persona di Cristo.
Il Quarto Concilio fu convocato a Calcedonia (451 d. C.), per combattere l'insegnamento di Eutiche, secondo cui Cristo avrebbe posseduto un'unica natura, ed era quindi privilegiata la sua divinità a scapito della sua umanità ("monofisismo").
Altri Concili furono convocati lungo la storia del Cristianesimo, gli evangelici indebitamente riconoscono principalmente i primi quattro.
Il Concilio di Nicea fu convocato e finanziato dall’imperatore Costantino I. L’ascesa di Costantino a unico arbitro dell'Impero romano (313 d. C.), non fu frutto di un pacifico accordo, ma di intrigate e sanguinose lotte di potere.
Costantino -lat. Flavius Valerius Costantinus-, era figlio di Costanzo Cloro e della sua concubina Elena, passò la prima giovinezza alla corte di Diocleziano. Scampato a una congiura ordita da Galerio, raggiunse il padre in Britannia.
Dopo l’abdicazione di Diocleziano (305), l’impero romano era conteso da sei pretendenti: Massimiano, Massenzio, Licinio, Galerio, Massimino e Costantino. Nella battaglia contro i Pitti, il padre perde la vita, le legioni della Britannia proclamano imperatore Costantino, che si era distinto come condottiero a fianco del padre. Nel 310 fece uccidere Massimiano del quale aveva sposato la figlia Fausta; l’anno dopo muore anche Galerio, Costantino si allegò con Licinio contro Massenzio e Massimino. Nel 312 scese in Italia, occupò Torino, Verona, Aquileia, Modena, varcò l’Appennino e sconfisse Massenzio presso Roma al Ponte Milvio. La legenda dice che in seguito a una visione alla vigilia della battaglia contro Massenzio, Costantino diede al suo esercito la croce come simbolo protettore; la vittoria confermò la sua “fede” nella forza “miracolosa” del simbolo.
L’editto di Milano in favore dei Cristiani e la vittoria a Roma favorì la politica religiosa di Costantino.
Morto anche Massimino Lucinio rimase unico padrone in Oriente, e Costantino in Occidente, ma ben presto si accese la rivalità; Costantino vince Lucinio e più tardi lo fa uccidere, rimanendo unico padrone in contrastato. Nel 326 fa uccidere il figlio o figliastro Crispo e la moglie Fausta, l’anno prima aveva convocato il Concilio di Nicea (325), per le contese che si erano venute a creare, fra ariani e cristiani.
Arianesimo, da Ario
Ario era un prete alessandrino che metteva in dubbio la divinità di Gesù Cristo, eresia aspramente combattuta da Alessandro, vescovo di Alessandria, il quale aveva “scomunicato” Ario nel 321.
La diffusione in Oriente dell’eresia ariana, aveva dato luogo a violenze e disordini. L’imperatore, che nel frattempo aveva sistemato la questione politica liquidando anche il rivale Licinio, aveva nei pensieri l’armonia dei suoi sudditi, è a tale scopo, convocò il Concilio di Nicea con la speranza di far cessare i disordini. Correva l’anno 325.
Il Concilio di Nicea (325) fu inaurato dall’imperatore Costantino I e presieduto dal suo segretario: il vescovo spagnolo Osio. Vi parteciparono circa 300-360 vescovi, con la loro infelice decisione formularono il Dogma (Dogma, dal greco dogmatos "parere". Il dogma è la verità non dimostrata che viene imposta arbitrariamente agli uomini senza possibilità di essere criticata) fu accettato sotto pressione di Costantino, i cui pensieri erano esclusivamente rivolti a tenere uniti i suoi sudditi; egli in primo tempo aveva favorito la chiesa cattolica contro i donatisti e gli ariani. In seguito gli ariani riuscirono a penetrare nella corte e guadagnarsi il favore dell’imperatore. Costantino cercò di ridare unità alla chiesa conciliando cattolici ed ariani, ma trovò un grandissimo ostacolo nel battagliero Atanasio vescovo di Alessandria, che con la sua opposizione fece schierare questa volta Costantino dalla parte ariana, la quale diventò così potente che nel concilio di Tiro (335) fece condannare Atanasio. (Potenza arrogata e esercitata dai futuri papi, si veda, quella che la cattolica chiamata la “santa inquisizione).
Più tardi, il patriarca di Costantinopoli: Macedonio, segue le orme di Ario. Quest’altra eresia negava la divinità dello Spirito Santo.
Gli altri Concili su menzionati, sono distante secoli dalla fede Apostolica. La Chiesa comincia a non essere più la colonna che sostiene la verità (1Ti. 3:15), le decisioni dei Concili erano affidati alla famosa formula del 51%. In questi Concili infatti, si affermò: il Dogma di Maria “sempre vergine”, Maria “madre di Dio”, la dottrina della Trinità e altre ancora, della quale non si trova traccia nell’insegnamento apostolico.