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Dono di Dio

Leo Janz spiegò una volta: "Esistono migliaia di religioni, ma un solo Evangelo.

Le religioni sono state inventate dagli uomini, il Vangelo è la rivelazione dei pensieri divini.

La religione è stata ideata dall’uomo, l’Evangelo è un dono di Dio. La religione rispecchia il parere degli uomini, l’Evangelo è un messaggio da parte di Dio. La religione, in generale, è la storia di persone peccatrici e di ciò che vogliono fare per il Dio santo. L’Evangelo invece ci racconta cosa il Dio santo ha fatto per noi. La religione è la ricerca di Dio. L’Evangelo invece è la buona notizia che Gesù è alla ricerca dell’uomo. Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto."

Poi disse una frase molto significativa:

"La migliore delle religioni sottolinea la necessità di un cambiamento esteriore. L’Evangelo invece inizia con una trasformazione interiore". 

È proprio ciò che Dio vorrebbe donarti: una trasformazione interiore, una vita nuova, la nuova nascita spirituale.

La religione negli ambienti filosoficamente coltivati non era così viva come negli strati inferiori della popolazione, ma in maggioranza le persone colte evitavano di staccarsi esteriormente dalla religione dei padri.

Però presso non pochi la critica filosofica aveva distrutto la fede negli dèi. Così, al tempo della caduta della repubblica romana, non costituiva un caso raro la completa miscredenza. Dopo Augusto seguì un mutamento; d'allora la filosofia acquistò sempre più una intonazione religiosa. Presso Seneca, precettore di Nerone, presso il liberto Epitteto (intorno all'anno 100) e presso Marco Aurelio (imperatore dall'anno 161 all'anno 180) si trovano espressioni quasi cristiane. Il neoplatonismo del ter­zo secolo, rappresentato da Plotino e Porfirio, era una re­ligione di rivelazione. I filosofi dell'epoca imperiale hanno lavorato con zelo al miglioramento dei costumi; come scrit­tori, come predicatori itineranti, come educatori e consiglieri nelle case aristocratiche non pochi di essi hanno predicato con grande efficacia il controllo di sè ed uno sviluppo spi­rituale personale. Così la filosofia greca ha, per la sua parte, preparato il cristianesimo, per quanto grande potesse essere sotto alcuni aspetti il contrasto tra filosofi e cristiani.

Non pochi risultati e particolarità della filosofia greca sono stati più tardi accettati dalla chiesa, per esempio l'intellettualismo di quella, la sua acuta critica dei miti pagani, la elaborazione scientifica dell'idea di Dio e alcuni importanti concetti dell'etica.

“Nel convergere delle varie scuole filosofiche verso posizioni reli­giose e deistiche, riveste particolare importanza l'evoluzione dello stoicismo, per opera di Panezio e Posidonio (II e I sec. a. C.). L'«anima del mondo», identificata da Zenone con il fuoco primor­diale, nel nuovo stoicismo si spiritualizza, s'identifica con il Logos platonico, e si subordina alla divinità ineffabile e insondabile che sta sorgendo, per un processo di astrazione teologica e mistica, dal sincretismo religioso: il panteismo stoico si subordina al Dio di Pla­tone, e il Logos è il mediatore tra questo Dio eccelso e il mondo delle cose finite e transitorie. Si prepara così la sintesi, tentata da Filone, tra il Logos e la Parola creatrice, ossia la Sapienza, di Dio, e la proclamazione della fede cristiana: il Logos si è fatto carne in Gesù Cristo.”

Epitteto

Epitteto (Gerapoli, Frigia, 50 ca - Nicopoli, Epiro, 138 ca), filosofo greco. Schiavo di Epafrodito, liberto di Nerone, fu da questi emancipato e frequentò il filosofo Musonio Rufo. Lasciò Roma nel 92-93 in seguito alla cacciata dei filosofi dall'Italia decretata da Domiziano, e riparò a Nicopoli, nell'Epiro, dove tenne la sua scuola fino alla morte. Il discepolo Arriano di Nicomedia ne raccolse l'insegnamento nelle Dissertazioni o Diatribe (in otto libri, di cui quattro pervenuti) e nel celebre Manuale (Encheiridion) tradotto in italiano da Leopardi.

La dottrina di Epitteto associa al rigore della morale cinica dell'astinenza dai beni esteriori la teoria stoica del logos divino che governa il mondo secondo un disegno razionale. La filosofia nasce dalla coscienza della nostra debolezza e impotenza di fronte alla necessità; essa educa pertanto a discernere ciò che è in potere dell'uomo (le sue scelte nel campo degli affetti) da ciò che trascende ogni libera scelta (il mondo esteriore in genere e il riconoscimento degli altri). La celebre massima «sustine et abstine» (“sopporta il dolore e astieniti dai beni apparenti”) compendia insieme la morale e il possibile secondo Epitteto.

Panezio filosofo

Panezio, filosofo greco (Rodi ca. 185 a. C. Atene 109 a. C.), fu scolaro del retore Cratete di Malloa Pergamo, poi, ad Atene, del filosofo Diogene di Babilionia, capo della scuola stoica, e del suo successore Antipatro di Tarso. Tornò per qualche tempo a Rodi e verso il 144 entrò a Roma, nella cerchia degli amici di Scipione Africano Minore, grande ammiratore della cultura greca. Nel 141 accompagnò Scipione in Oriente; visse poi tra Atene e Roma. Nel 129 succedette ad Antipatro nella direzione della Stoà, che tenne sino alla morte, nel 109.

Panezio fu stoico e filosofo in un senso nuovo. Lostoicismoaccettò, con lui, teorie platonichee aristoteliche, sostituendo per esempio l'eternità del mondo alla dottrina di un suo annientamento e ricostruzione periodica. Anche l'etica stoica perse vigore, adattandosi allo spirito romano, con virtù attive (magnanimità, generosità, benevolenza) in luogo di quella passiva della resistenza e della giustizia. A sua volta Panezio influenzò notevolmente col suo pensiero e con la sua personalità lo sviluppo grecizzante delle classi colte romane. Una sua opera, per noi perduta, Sul dovere, fu largamente utilizzata da Ciceronenel De officiis.

Posidonio di Apamea

Filosofo e scienziato greco (Apamea, Siria, ca. 135-ca. 50 a. C.). Studiò ad Atene sotto Panezio, poi compì una serie di viaggi scientifici in Oriente e infine si stabilì a Rodi dove fondò una scuola, frequentata fra gli altri da Cicerone e visitata da Pompeo.

Scrisse moltissimo e in ogni campo, ma si hanno solo pochi frammenti delle sue opere; si conosce il suo pensiero soprattutto indirettamente e per l'enorme influsso che esercitò sulle generazioni posteriori. Filosofo e psicologo eclettico, concepì l'uomo come partecipe della materialità terrestre (corpo) e della spiritualità ultraterrena (anima), che si deve far prevalere attraverso l'attività politica e che è capace di una forma di vita superiore dopo la morte, nella sfera dello spirito. Così Posidonio vide la storia come uno scontro tra barbarie e civiltà, sostenendo che i popoli barbari devono nel loro stesso interesse accettare la dominazione elevatrice dei popoli civili, quale era allora il romano (giustificazione dell'imperialismo, che non gli impedì una forte simpatia per i barbari stessi, manifesta anche nelle sue opere etnografiche). Tra le sue numerose opere spicca una Storia universale, in 52 libri, continuazione di quella di Polibio fino ai suoi tempi. Di filosofia trattavano i Discorsi protettrici, Sugli dei, Sulla profezia, Sulle passioni, Sul dovere. Posidonio scrisse anche di meteorologia, di etnografia, di geografia (Sull'Oceano...), di astronomia (seguace del sistema geocentrico, eseguì un nuovo calcolo della circonferenza terrestre); si occupò anche di poesia e di retorica. Dotato di grande fascino personale, in vita ebbe numerosi e importanti seguaci, ma le sue teorie incisero a lungo anche sul pensiero posteriore, trasmettendo in una certa luce il pensiero classico.

Zenone di Tarso

Filosofo greco (sec. III-II a. C.). Stoico, fu scolaro di Crisippoe gli succedette alla direzione della Stoà.

Crisippo  filosofo stoico (Soli o Tarso ca. 281-Atene ca. 208 a. C.). Discepolo di Arcesilao, fu iniziato allostoicismoda Cleantee ad Atene guidò la scuola stoica. All'insegnamento orale e scritto dedicò tutta la sua vita e fu autore di un sistema di logica che riscosse l'ammirazione degli antichi; dissertò anche di problemi etico-metafisici. Tutta la realtà, secondo Crisippo, è costituita dal mondo corporeo, conoscibile mediante le sensazioni; criterio di verità è la rappresentazione che riproduce l'oggetto e tutto lo comprende. Questa attività conoscitiva implica però una mente che astrae dal sensibile l'intelligibile (per cui la gnoseologia di Crisippo è solo apparentemente sensista). Fra tutti i corpi eccelle quello umano, che raggiunge il massimo di dignità nel sapiente, il quale fruisce di tutti i beni e vive in una imperturbabile felicità mediante l'esercizio della virtù. Origine di tutto è il fuoco, alito divino da cui emanano le cose, che successivamente ritornano a esso con movimento ciclico. Della copiosissima produzione di Crisippo (oltre 700 opere) ci rimangono solo frammenti.

Stoa

Dal greco stoá, portico. Nell'antica Grecia, edificio rettangolare in cui uno dei lati lunghi è aperto e colonnato; corrisponde al latino porticus. Come luogo in cui gli stoici, ad Atene, tenevano le riunioni, ha dato il nome all'indirizzo filosofico dellostoicismo. Di origine orientale, la stoà compare già nei palazzi cretesi e sin da età arcaica nei santuari greci (Delfi, Samo). Nella Grecia classica, mentre variò e arricchì la propria tipologia, la stoà trovò larghissima applicazione anche nell'architettura civile (stoà Peciledi Atene); a Sostrato di Cnidopare si debba il primo uso di portici a più piani. La varietà degli ordini architettonici e il riproporsi in grandiose vie porticate conferiscono particolari effetti scenografici alle stoà delle grandi città ellenistiche (Pergamo, Antiochia). Un favore e una diffusione ancora più vasti conobbe la stoà in ambiente romano sia al centro sia nelle province (v.portico).

Lògos

Il Lògos è un termine greco, che nella terminologia filosofica assume diversi significati: "discorso", "legge", "logica", "intelligenza", "pensiero", "ragione". Nei presocratici, e particolarmente in Eraclito, il logos è il principio supremo della realtà per cui questa appare ordinata e strutturata in leggi razionali; il logos è la razionalità immanente alla realtà e a un tempo l'espressione di questa razionalità nel discorso umano. Per Platone il logos era principalmente la manifestazione del pensiero.

Queste due accezioni fondamentali, indissolubilmente unite all'inizio, subiscono poi nel corso della storia della filosofia greca un processo che porta dapprima, con i sofisti, a un totale abbandono della portata metafisica in favore del significato puramente discorsivo; con Platone, il logos è inteso come la razionalità propria dell'uomo, che si esprime nella forma più alta di conoscenza, cioè la conoscenza delle idee o dialettica; mentre con Aristotele il logos è il concetto razionale ricavato dalla realtà attraverso l'astrazione, e con gli stoici si ha un ritorno alla primitiva concezione eraclitea. Nella tarda filosofia greca e in quella neoplatonica e poi cristiana, il logos è l'elemento mediatore fra Dio e il mondo: Plotino vede nel logos la prima emanazione dell'Uno. Il significato neoplatonico, attraverso varie elaborazioni, è ritornato poi, accanto a quello di logos, come “struttura razionale della realtà”, nella filosofia moderna, nell'hegelismo e nelle sue ramificazioni. In ambiente cristiano i “padri” apologisti (Giustino, m. ca. 165; Origene, m. ca. 250), sulla scia dell'ebreo Filone di Alessandria, concepirono il logos ancora secondo un subordinazionismo, che lo dice generato dal Padre in vista dell'opera creativa e redentiva.

Tale rappresentazione, giustificata obiettivamente dall'esigenza di salvaguardare l'“unità di Dio” contro il monarchismo, si formulò, con l'eresiarca Ario, come formale negazione della divinità del logos, intendendolo come pura creatura elevata da una grazia speciale alla filiazione divina. Il Concilio di Nicea (325), seguendo la tradizione dei padri soprattutto cappadoci, definì l'identità del logos con la “natura del Padre”, interpretando in tal senso le espressioni neotestamentarie: “All'inizio era il Logos, e il Logos era con Dio, e il Logos era Dio” (Gv. 1:1). Da allora il logos, nella dottrina cattolica, è chiaramente il Figlio naturale di Dio che “si fece carne e abitò fra noi” (Gv. 1:14) e, rifacendosi alla personificazione della Sapienza veterotestamentaria, la teologia e la liturgia attribuiscono al logos la proprietà di rivelare e illuminare e, come Intelligenza divina, di operare.

Il termine Logos, come si è già detto significa: “discorso", "legge", "logica", "intelligenza", "pensiero", "ragione", è un termine usato dai filosofi secoli prima della venuta di Gesù Cristo. Poi fu attribuito dalla stessa filosofia al Vangelo di Giovanni (1:1); secondo alcuni l’Apostolo Giovanni esordisce in questo modo come reazioni alla congettura ideologica-filosofica, congettura che ha dominato per secoli prima e secoli dopo la venuta di Gesù Cristo 

Plotino

Plotino (Licopoli? 205-Campania 270), filosofo greco fondatore del neoplatonismo. Plotino studiò ad Alessandria per undici anni con il filosofo Ammonio Sacca. Nel 244 seguì l'imperatore Gordiano III in Persia, per apprendere la filosofia persiana e indiana. Rifugiatosi ad Antiochia per la morte dell'imperatore, si recò poi a Roma e nel 245 inaugurò la sua scuola. Ormai sessantenne, con l'assenso dell'imperatore romano Gallieno, Plotino voleva realizzare il progetto di una "città dei filosofi", Platonopoli, progetto osteggiato però dai consiglieri imperiali. Plotino continuò quindi a insegnare e scrivere fino alla morte. La sua opera comprende 54 trattati scritti in greco e chiamati Enneadi, sei gruppi di nove libri così raggruppati dal discepolo e curatore delle sue opere, Porfirio. Il sistema di Plotino, un'interpretazione in termini di emanazione della teoria platonica delle idee, assumeva una perpetua irradiazione di essere dall'Ente assoluto, o Uno, alla creazione, che avveniva con la mediazione di vari agenti: il nous, o intelletto puro, dal quale promana l'anima del mondo, dalla quale origina l'anima umana e animale, e infine la materia; l'uomo partecipa del mondo sensibile nella corporeità e di quello intelligibile con l'anima. Lo scopo dell'esistenza dovrebbe essere la fuga dal male del mondo materiale, grazie a una purificazione e una pratica del pensiero tendente a cogliere l'intuizione del nous, e a realizzare infine l'unione estatica con l'Uno, cioè Dio. Plotino asserì di aver sperimentato l'estasi parecchie volte durante la sua vita.

https://www.riflessioni.it/enciclopedia/plotino.htm

Filone filosofo di Alessandria

Filosofo ebreo della corrente alessandrina, quasi contemporaneo di Gesù poco più anziano di circa 20 anni. Della sua vita si conosce solo che fu ambasciatore a Roma presso Caligola per chiedere la cessazione delle persecuzioni agli Ebrei e l'abolizione del culto all'imperatore loro imposto.

Il pensiero di Filone di Alessandria è un sincretismo filosofico-religioso in cui la problematica religiosa dell'Antico Testamento è la sostanza e il pensiero ellenistico la materia che l'alimenta. Partendo dal problema dell'interpretazione delle Scritture, Filone di Alessandria ritiene debbano coesistere in esse l'interpretazione letterale e quella allegorica: la prima, per fedeltà alla parola di Dio; la seconda, perché Dio non sia ridotto in concetti e immagini antropomorfici. Più in generale, per Filone di Alessandria la considerazione del rapporto Dio-mondo evidenzia (platonicamente) le opposizioni elementari (spirito-materia, uno-molteplice, ecc.). Ma le opposizioni sono conciliate in virtù degli “spiriti di Dio”, forze che ricordano tanto gli angeli quanto le idee platoniche. Analogo dualismo è presente nell'uomo, che è spirito imprigionato nella materia. Ma più che alla conciliazione, l'uomo è destinato a liberare se stesso dalla materia per mezzo dell'ascesi.

La sua originalità sta nell'aver interpretato in maniera platonica la Bibbia. Egli vede nella teoria del Demiurgo (esposta da Platone nel suo Timeo) il Dio creatore ebraico.

Filone teorizzò il metodo dell'interpretazione allegorica fondata sulla distinzione tra due significati presenti nello scritto: la lettera e lo spirito, che racchiude il significato più autentico. Tramite questa interpretazione egli vede nella Bibbia la dottrina dell'esistenza di Dio. Dio è ineffabile e il linguaggio non è uno strumento sufficiente per esprimerne l'essenza.

I testi mosaici del Pentateuco, contenenti la descrizione della creazione e le principali leggi divine insieme agli altri testi accorpati a questi, furono da Filone spogliati del loro significato più immediato e letterale e reinterpretati allegoricamente. Questo modo di leggere i testi biblici avrà di li a poco molta fortuna e costituirà il metodo interpretativo principale per la tradizione neoplatonica dell’area ebraica e patristica-cristiana.