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Cosa crediamo

L'esordio dei lineamenti dottrinali presentato dal movimento pentecostale dichiara esplicitamente che, la loro fede  non si fonda sull'unico fondamento che è Cristo Gesù (1Co. 3:10,11);

per il movimento Cristo è uno dei tanti articoli di fede in cui bisogna credere. Se non è questo il loro pensiero, perchè sedici articoli di "fede"?. Cristo non è credibile negli articoli cosiddetti "di fede", poichè Cristo stesso è la fede da credere e professare dichiara l'apostolo Paolo (Ro. 10:8-10); "noi predichiamo Cristo crocifisso" (1Co. 1:23); "poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso" (1Co. 2:2); "O Galati insensati, chi vi ha ammaliati, voi, davanti ai cui occhi Gesù Cristo è stato rappresentato crocifisso?" (Ga. 3:1); "Infatti voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo" (Ro. 6:3; Ga. 3:27).

segue l'articolo.....

 https://www.assembleedidio.org/articoli-di-fede/

Articoli di fede 

Lineamenti dottrinali delle Assemblee di Dio in Italia. Presentazione dei lineamenti dottrinali 

Gli articoli di fede nella loro formulazione attuale approvata nella XXVII Assemblea Generale del 1979 con le precisazioni ratificate dalla XXXVIII Assemblea Generale del 1999, riproducono nella sostanza quelli accettati nel primo Convegno Nazionale, tenutosi a Roma nel lontano ottobre 1928, che fu in realtà l'Assemblea Costitutiva delle nostre Chiese.

Le note esplicative intendono chiarire ulteriormente la nostra professione di fede che è sempre stata, e rimane, cristiana, evangelica e di fede pentecostale. 

Le note esplicative su citate, esplicitamente affermano che la fede professata dal movimento pentecostale, non è la fede confessata da Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», nè tanto meno la fede professata della Chiesa che Cristo edificherà (Mt. 16:16-18).

Dunque, le assemblee di Dio non annunciano l'autendico Vangelo di Cristo Gesù annunciato dall'apostolo Paolo, ma un  Vangelo sovvertito (Ga. 1:6,7)

Gli articoli di fede pentecostali, seguono le orme della chiesa cattolica, in quando non provengono dalla Parola di Dio, ma dalle corrotte menti ideologiche umane dei predicatori visionari americani dopo la Riforma Protestante.

Quando parliamo di "lineamenti dottrinali" non riteniamo con questa definizione affermare che essi contengano tutte le dottrine bibliche, ma soltanto quelle fondamentali riguardanti la rivelazione di Dio per la salvezza eterna dell'uomo e per l'esercizio del ministero cristiano secondo "Tutto l'Evangelo" o "pieno-vangelo".

A parer mio, "ministri" del "Tutto-l'Evangelo", non hanno sperimentato la nuova nascita; secondo l'insegnamento dell'apostolo Paolo non sono nati di nuovo, non sono convertiti a Cristo (2Co. 3:14-16).

La fede pentecostale annuncia un vangelo sovvertito, con i suoi "articoli di fede" dichiara esplicitamente di essere una fede religiosa, in quando Cristo non è credibile negli articoli di fede, perchè Egli stesso è la fede da credere e proclamare (Ro. 10:9,10).

Di seguito trascriviamo l'“articolo di fede” che sovverte il Vangelo autentico di Dio (Ga. 1:6-9):

CREDIAMO ALL’ATTUALITÀ E ALLA VALIDITÀ DELLE DELIBERAZIONI DEL CONCILIO DI GERUSALEMME, RIPORTATE IN (At. 15:28,29; 16:14)

Il primo Concilio o Convegno della Chiesa Cristiana, ponendo termine alla controversia tra Giudei e pagani convertiti al cristianesimo sull’obbligo di osservare la legge cerimoniale dell’Antico Testamento, stabilì, una volta per sempre, la necessità di “astenersi dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione”.

La suddetta decisione proposta da Giacomo, condivisa da tutti dopo la conferma dello Spirito Santo, aveva lo scopo di sancire l’assoluta separazione dei cristiani da qualsiasi forma di culto pagano, immorale e idolatrico, e la validità dell’ingiunzione divina rivolta a Noè di non mangiare il sangue di animali, prima ancora dell’istituzione della Legge per ragioni di carattere tipologico e spirituale.

Le assemblee di Dio credono alla validità delle deliberazioni del concilio di Gerusalemme (che non c’è mai stato, (Ga. 2:9)), descritto dal solo Luca in Atti 15:28,29; 16,4.

I versi su citati sono nettamente in contrasto con quando afferma l'apostolo Paolo nell'incotro a Gerusalemme con Giacomo, Pietro e Giovanni che dichiara: "riconoscendo la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi" (Ga. 2:6b-9)

Il Libro degli Atti fu redatto dallo storico greco Luca nel 63-66 circa (At. 28:30,31) dopo accurate ricerche, ricerche avvenute dopo circa 30-35 anni che si svolsero i fatti narrati e prima dell’omonimo Vangelo. In quel tempo il Vangelo aveva già raggiunto tutto il mondo ordinato sotto l’impero romano, per l’eccellente opera missionaria dell’apostolo Paolo (Ro. 15:17-20); Luca per scrivere il Libro degli Atti, attinge alle Lettere redatte dall'apostolo Paolo; confronta At. 1:8 con la seconda parte elaborata in Romani 15:19 .

Secondo gli studiosi più attendibili, il PRIMO scritto del Nuovo Patto è la Lettera che Paolo indirizzò alle Chiese della Galazia. Quelle Chiese furono evangelizzate e fondate dall’apostolo Paolo, ma subito dopo arrivarono dei Giudei-“Cristiani” che, nonostante avessero creduto in Cristo, asserivano che per essere salvati bisognava anche osservare la Legge di Mosè, screditando il Vangelo annunciato dell’apostolo e di conseguenza la sua missione apostolica.

La cosiddetta “Conferenza di Gerusalemme” descritta dal solo Luca in Atti 15, è nettamente in contrasto con la rivelazione divina ricevuta da Paolo (Ga. 1:15,16; 2:1-10) che, dichiara ai quei “giudaizzanti” della circoncisione che, contrastavano il Vangelo annunciato da Paolo, perché non era conforme alla Legge di Mosè:

Poi, trascorsi quattordici anni, salii di nuovo a Gerusalemme con Barnaba, prendendo con me anche Tito. Vi salii in seguito a una rivelazione, ed esposi loro il vangelo che annuncio fra gli stranieri; ma lo esposi privatamente a quelli che sono i più stimati, per il timore di correre o di aver corso invano. Ma neppure Tito, che era con me, ed era greco, fu costretto a farsi circoncidere. Anzi, proprio a causa di intrusi, falsi fratelli, infiltratisi di nascosto tra di noi per spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, con l'intenzione di renderci schiavi, noi non abbiamo ceduto alle imposizioni di costoro neppure per un momento, affinché la verità del vangelo rimanesse salda tra di voi. Ma quelli che godono di particolare stima (quello che possono essere stati, a me non importa; Dio non ha riguardi personali), quelli, dico, che godono di maggiore stima non m'imposero nulla; anzi, quando videro che a me era stato affidato il vangelo per gli incirconcisi, come a Pietro per i circoncisi (perché colui che aveva operato in Pietro per farlo apostolo dei circoncisi aveva anche operato in me per farmi apostolo degli stranieri), riconoscendo la grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno di comunione perché andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi; soltanto ci raccomandarono di ricordarci dei poveri, come ho sempre cercato di fare”.

L'accordo -se così si può chiamare-  ragiunto a Gerusalemme fra l’apostolo Paolo e gli altri apostoli Giacomo, Pietro e Giovanni, è chiaramente narrato dall'apostolo Paolo è conclusivo, non lascia alcuno spazio per un altro incontro a Gerusalemme, per la quale senza timore di essere smentiti, la cosiddetta Conferenza di Gerusalemme descritta da solo Luca non c'è mai stata. 

Nel suo insegnamento Paolo dichiara che il suo è il mandato DIVINO: Ma Dio che m'aveva prescelto fin dal seno di mia madre e mi ha chiamato mediante la sua grazia, si compiacquedi rivelare in me il Figlio suo perché io lo annunciassi fra gli stranieri” (Ga.1:15,16).

Giacomo, Pietro e Giovanni riconoscendo la grazia che Dio aveva accordata a Paolo, diedero a Paolo e Barnaba la mano in segno di comunione perché andassero a evangelizzare gli stranieri (incirconcisi) e loro ai circoncisi.

Quindi, la questione era esclusivamente la circoncisione. A questo punto è impossibile che ci sia stata la cosiddetta “Conferenza di Gerusalemme” (o concilio) descritta dal solo Luca in Atti 15. Il fatto che gli scritti di Luca non essendo nè rivelazione nè ispirazione divina (Lu. 1:1-3) si trovano inseriti nel Canone del Nuovo Patto, può essere solo opera dei cosiddetti "padri della chiesa" imbevuti dalla filosofia Greca.